Il più giovane a dirigere la finale del campionato europeo di calcio: “Una bellissima sorpresa la designazione così come il Premio. Mi ispiro al connazionale Vautrot”
di Fabio Monti
Giulio Campanati, milanese, classe 1923, rimane una delle personalità più rilevanti del mondo arbitrale non soltanto italiano. Prima tessera nel 1940, fischietto internazionale dal 1957, dirige 166 partite in serie A dal 1952 al 1966, quando decide di chiudere in largo anticipo la carriera, per iniziare una lunga e prestigiosa carriera dirigenziale. Componente della commissione arbitrale di FIFA e UEFA dal 1968 al 1992, è stato designatore di serie A dal 1968 al 1972 e presidente dell’Associazione italiana arbitri per 18 anni dal 1972 al 1990. Tutto questo non gli ha impedito di affermarsi anche come imprenditore: la sua impresa di mosaici ha curato il rifacimento della pavimentazione della Galleria Vittorio Emanuele nel cuore di Milano e la facciata della Rinascente di piazza Duomo.
Una figura così rilevante non poteva essere dimenticata ed è per questo che tre anni dopo la sua morte, avvenuta nel 2011, è nato il premio «Giulio Campanati», destinato al miglior arbitro dell’Europeo o del Mondiale, distintosi per la qualità delle direzioni durante questi tornei. Il premio così scattato nel 2015 in coincidenza con la Coppa del mondo in Brasile, per scelta dell’Associazione «Amici di Campanati» e della sezione degli arbitri di Milano, con il supporto della Federcalcio e la regia del figlio, Giorgio e l’impulso di un’altra figura fondamentale del mondo arbitrale, Cesare Gussoni. Nell’albo d’oro, si trovano i nomi di Nicola Rizzoli, scelto nel 2014, dopo aver arbitrato la finale tra Germania e Argentina (finita ai supplementari con la vittoria dei tedeschi per 1-0) e nel 2016, dopo l’ottimo Europeo, culminato con la semifinale Francia-Germania 2-0; dell’argentino Nestor Pitana, il fischietto della finale moscovita tra Francia e Croazia (4-2); dell’olandese Bjorn Kuipers, che aveva diretto a Wembley l’ultimo atto di Euro 2020, Italia-Inghilterra decisa ai rigori a favore degli azzurri e di Daniele Orsato, reduce da un grande torneo in Qatar, concluso con la semifinale fra Argentina e Croazia (3-0).
Domenica 17 novembre, prima dell’inizio di Italia-Francia (1-3), ultima partita di Nations League, sul prato di San Siro il premio 2024 è andato al francese François Letexier, protagonista di un grande Europeo in Germania, dove ha diretto Croazia-Albania (2-2), Danimarca-Serbia (0-0) e Spagna-Georgia (4-1, ottavi di finale), prima di superare la concorrenza e di essere scelto dal designatore UEFA, Roberto Rosetti, a dirigere la finale di Berlino tra Spagna e Inghilterra (2-1 il risultato finale, 14 luglio). La decisione dell’UEFA e quella della giuria del premio Campanati, giunto alla sesta edizione, hanno un significato preciso, perché Letexier, bretone di Bédée, nato il 23 aprile 1989, protagonista anche ai Giochi Olimpici di Parigi, è diventato il più giovane arbitro di sempre a dirigere una finale dell’Europeo. Puntare sui giovani per un arbitraggio sempre più in linea con i tempi e con le nuove indicazioni regolamentari, Var compreso, perché è evidente che non si dirige più da soli, anche se l’ultima decisione spetta sempre all’arbitro di campo: questa è l’indicazione che ha fornito la Federcalcio europea. Del resto, il fischietto francese è sempre andato di corsa: esordio in Ligue 1 il 23 gennaio 2016 (record), internazionale dal 1° gennaio 2017, Var nella finale di Europa League del 26 maggio 2021 (Villarreal-Manchester United, con Clêment Turpin arbitro centrale), debutto in Champions League il 14 settembre 2021 (Young Boys-Manchester United). Letexier è stato il secondo arbitro francese a dirigere la finale dell’Europeo, dopo Michel Vautrot, il fischietto di Olanda-Unione Sovietica (2-0) del 25 giugno 1988, a Monaco di Baviera. E non è un caso che si sia realizzato questo passaggio di testimone, perché, come ha spiegato lo stesso Letexier, «Vautrot è da sempre un punto di riferimento per noi ed è proprio al suo modo di dirigere e di rapportarsi con i giocatori che ho sempre cercato di ispirarmi».
Presente il presidente della Federcalcio italiana, Gabriele Gravina, è stato proprio Orsato a consegnare il premio a Letexier, che non ha nascosto la sua emozione: «Sono onorato di ricevere questo riconoscimento e lo sono per tre motivi: perché è il frutto di quanto fatto all’Europeo, insieme con la mia “squadra”; per l’importanza del premio; perché in passato questo riconoscimento era stato assegnato a grandi arbitri. La notizia del premio, quando mi è stata comunicata, ha rappresentato una sorpresa tanto quanto quella di essere stato designato per la finale di Euro 2024». E ha spiegato il suo rapporto con il Var: «Per noi è uno strumento di grande utilità. In termini generali, non ha cambiato il nostro modo di arbitrare, perché il nostro obiettivo è sempre stato quello di dare il massimo, sbagliando il minimo. Però in caso di decisione errata, quella rimaneva e qualche volta io ho dormito male, pensando all’errore commesso. Adesso tutti gli arbitri di campo sanno che c’è un’ancora di salvezza ed è un bel sollievo. Non bisogna prendersela se si viene corretti dal Var, l’importante è che il risultato finale sia al di sopra degli errori».
La storia di Letexier non finisce qui, anzi e non è detto che non possa essere scelto una seconda volta, in coincidenza con il Mondiale 2026.